LightLoft e' un laboratorio virtuale di esperienze
creative. Andrea, Elena e Arianna vivono
in 3 citta' differenti e distanti: New York, Roma,
Milano.
In comune hanno la passione per l'arte e ognuna di loro si
esprime con il mezzo che piu' le descrive e le completa meglio.
L'idea iniziale e' nata dalle menti di Elena e Arianna che
volevano trovare il modo di esprimere la loro creativita'
in un qualcosa che intrecciasse le loro espe-rienze professionali.
Elena vive e lavora a Roma come fotografa e seo specialist.
Ha incontrato Arianna durante un servizio fotografico per
il progetto di un sito istituzionale al quale lavorava anche
Arianna come visual e web designer.
Dopo aver collaborato gomito a gomito, decidono di sviluppare
un'idea creativa insieme.
Eliminando l'idea di utilizzare il blog come mezzo di espressione
e comunicazione (anche perche' Elena sta gia' collaborando
ad un progetto di questo tipo), si e' pensato ad un sito/contenitore
in cui potesse venir fuori la creativita' di ognuno, ma anche
un'interazione forte tra le varie forme di interpretazione
creativa dell'argomento, in modo che l'una si adeguasse o
comunque seguisse, lo stimolo dell'altra, arrivando infine
ad una coerenza creativa.
Quindi Arianna avrebbe appor-tato il suo concetto di arte
nella costruzione grafica del sito contribuendo ad associare
dei piccoli brani musicali alle foto che avrebbe scattato
Elena ed Elena avrebbe fatto lo stesso qualora Arianna avesse
elabo-rato un loop musicale.
Quindi si inizia a pensare al nome di questo box.
E quale nome migliore per rappresentare questo progetto se
non Light Loft?
Un loft (e cioe' uno spazio modulare senza pareti,
ne' barriere) light (chiaro, bianco, pieno di
luce, positivo e creativo) in cui lasciare senza briglie
qualsiasi tipo di pensiero e di esprimerlo nel modo che piu'
appartiene loro.
Nel frattempo che quest'idea si andava sviluppando, Arianna
incontra Andrea in un'agenzia di comunicazione a Milano in
cui la prima e' consulente creativo e la seconda e' copy editor
per una campagna mondiale: infatti Andrea vive a New York
ed e' a Milano solo casualmente, proprio per seguire la versione
italiana di una campagna mondiale curata dall'agenzia per
cui lavora a NY e di cui esiste una sede a Milano.
Ed ecco la terza parte mancan-te: dopo le foto e la colonna
sonora, voila' il testo.
Andrea si sarebbe impegnata a produrre parole per queste
le forme d'arte create da Elena ed Arianna oppure, nel caso
le fosse venuto in mente di esprimere i propri pensieri, Elena
ed Arianna avrebbero prodotto immagini e suoni, interpretando
il tutto personal-mente.
E cosi' e' stato.
Elena registra il dominio e Arianna pensa a come allestire
lo spazio virtuale.
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Da qui in poi, tutto e' una com-pleta digressione mentale,
filo-sofica, ludica, informale: "Are you a techno-logical
error?" deriva dal gioco di parole (cosi' caro ad
Andrea) per prendere scherzosamente in giro la gene-razione
che ci appartiene e cioe' quella che vive in un rapporto strettissimo
con tutto cio' che e' tecnologico, soprattutto il com-puter.
Ma la parola technological e' stata finemente usata
anche per indicare che il nostro linguaggio e' composto da
piu' parole, che possono essere scomposte, ricomposte, scritte
e lette in modi differenti, parole che si possono interpretare
o a cui dare dei significati e dei valori soggettivi e personali.
Da qui ecco spiegato il senso di "un'avolta".
E' un brano che ha apposi-tamente errori ortografici per sottolineare
che le parole, anche se scritte in modo "errato"
visivamente e visibilmente, com-pongono comunque una frase
di senso compiuto.
Ci permettiamo di riportarvelo con, di seguito, la versione
"corretta":
"Un'avolta ho visto une splosione
da mori sprizzanti vita e d'ipassioni irrefrenabili. D'icono
che la more non è siste ma tante sono l'edicerie a
quest'omondo."
"Una volta ho visto un'espolo-sione d'amori sprizzanti
vita e di passioni irrefrenabili. Dicono che l'amore non esiste
ma tante sono le dicerie a questo mondo."
Il senso di questa digressione fa parte dell'idea primitiva
da cui il progetto ha origine: trattare la comunicazione in
modo differen-te, oltre che personale e sogget-tivo. Quindi
"un'avolta" e' solo un pensiero tradotto in un codice
personale di interpretazione e di espressione per dimostrare,
ap-punto, che questi errori logici ("logical error")
non sono tali se li si guarda in un'ottica differen-te: ecco
cosi' che anche l'errore tecnico diventa logi-co.
Un modo un po' scherzoso, un po' alternativo, un po' ironico
di prendersi non troppo sul serio.
Un'ultima cosa:
un altro elemento che si voleva fosse presente all'interno
di LightLoft era che i lettori potes-sero, in qualche modo,
scegliere cosa leggere.
Si e' pensato, quindi, ad una piccola interazione: digitando
una parola qualsiasi (per es. amore, cielo, fiore, mano, patata,
etc.) il motore di ricerca trovera' tutte le pagine, le im-magini
e/o i suoni che conten-gono la parola digitata.
Apparira' quindi una lista che e' l'elenco dei titoli delle
pagine contenenti la parola cercata.
E cosi' via.
Un piccolo grande pensiero va ad Elisa, che da un anno cerca
di assecondare le digressioni men-tali e i progetti piu' strampalati
proposti da Arianna (e, in questo caso, anche di Elena e Andrea...).
Senza il suo aiuto tecnico non si sarebbe potuta apportare
l'inte-razione dinamica che ci si era proposte per coinvolgere
di piu' il lettore.
Buona esperienza.
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